Il conflitto in corso tra Israele e Iran non sta solo scuotendo gli equilibri geopolitici del Medio Oriente, ma inizia ad avere ripercussioni economiche concrete anche in Europa, Italia compresa. Tra le conseguenze più evidenti, c’è l’aumento dei prezzi dei carburanti, in particolare benzina e gasolio. Le prime fiammate si sono già registrate in alcune aree strategiche per la distribuzione di petrolio, con immagini di giacimenti in fiamme e raffinerie colpite che hanno avuto un impatto diretto sul mercato.
Secondo i dati diffusi da Staffetta Quotidiana e confermati dall’Osservatorio prezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dopo l’attacco di Israele all’Iran, i prezzi alla pompa in Italia hanno registrato un primo significativo aumento. Nella giornata di venerdì 13 giugno, la benzina ha superato 1,7 euro al litro, mentre il gasolio ha oltrepassato la soglia di 1,6 euro riporta l’AdnKronos.
I principali marchi, come IP e Tamoil, hanno ritoccato al rialzo i prezzi consigliati di due centesimi al litro sia per benzina che per diesel, segnale di una tendenza che potrebbe consolidarsi nelle prossime settimane. I rincari sono proseguiti anche nei giorni successivi, con un’accelerazione marcata il lunedì 16 giugno, quando le code ai distributori in alcune città hanno fatto presagire ulteriori tensioni.
L’Italia, pur non essendo direttamente coinvolta nel conflitto, è esposta agli effetti collaterali in quanto fortemente dipendente dall’approvvigionamento estero di greggio e derivati. Qualsiasi instabilità nella regione mediorientale si riflette sui mercati energetici, spingendo verso l’alto i costi di importazione. Le immagini delle raffinerie danneggiate in Iran e le tensioni sullo Stretto di Hormuz – punto di passaggio del 30% del petrolio mondiale – stanno già generando speculazioni sui futures del Brent, con aumenti stimati tra il 5% e il 9% in pochi giorni.
Negli Stati Uniti, il Dipartimento dell’Energia ha confermato che le scorte strategiche potrebbero essere utilizzate per mitigare l’aumento interno, ma in Europa la situazione è più delicata: le forniture alternative sono limitate e l’effetto sul consumatore finale arriva in tempi rapidi. In questo scenario, motociclisti e automobilisti italiani dovranno fare i conti con costi più alti alla pompa e possibili variazioni quotidiane dei listini. Una situazione che, se dovesse perdurare, potrebbe rilanciare il dibattito su bonus carburante, riduzione delle accise e strategie alternative di mobilità , già esplorate nei mesi precedenti. Nel frattempo, la raccomandazione è di monitorare quotidianamente i prezzi e, dove possibile, approfittare delle app per confrontare i distributori più economici.
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